Radici-Albero: forme e funzioni
PRIMO RESOCONTO DI ALCUNI ASPETTI EMERSI DURANTE IL SEMINARIO
Di seguito INIZIAMO a riportare alcuni spunti emersi dal seminario, su cui ci ripromettiamo di lavorare nei prossimi mesi:
- Non è possibile stabilire a priori la conformazione e la distribuzione spaziale dell’apparato radicale, che è opportunista; le radici possono essere distribuite in misura molto asimmetrica rispetto al tronco, sia per quanto riguarda le radici superficiali, sia per quanto riguarda le radici di approfondimento.
La pendenza del suolo è causa di forte asimmetria delle radici; a monte la densità di radici nel suolo può anche raddoppiare rispetto a valle, le radici sono più profonde e si ramificano già vicino al tronco (per aumentare la resistenza a trazione, anche perché radici fini hanno elevato tenore in cellulosa); a valle le radici restano invece più superficiali e si allontanano maggiormente dal tronco, sono più poche ma di diametro maggiore per aumentare la resistenza a compressione e flessione.
- Non è possibile stabilire a priori la correlazione tra radici, tronco e chioma: né a livello di conduzione idrica, né a livello di conformazione e distribuzione spaziale.
- Per una singola specie, le radici e la loro conformazione, il loro volume, la loro distribuzione spaziale, mutano in funzione del tipo di suolo e della sua ospitalità / presenza di ostacoli.
- Come prima distinzione di massima, nell’apparato radicale si possono distinguere:
- Un compartimento centrale (ø 2-6m) con radici strutturali coniche, a sezione appiattita verticalmente e con direzione di crescita leggermente obliqua; zona di comparsa dei fittoni secondari che col tempo sostituiscono il fittone primario iniziale; presenza di radici superficiali “a corda” con ø costante da 1 a 4 cm (cilindriche) ricoperte da capillizio; presenza di possibili anastomosi.
- Un compartimento periferico con radici principali strutturali, orizzontali, a sezione circolare costante (cilindriche); abbondante capillizio lungo tutte le radici legnose superficiali, fittoni secondari rari o assenti.
- Alcune categorie di radici sono caduche, altre no; le radici caduche, tra le quali anche alcune legnose, assieme alle foglie cadute al suolo, migliorano il tenore di sostanza organica negli orizzonti superficiali di suolo, rendendo possibile l’instaurarsi delle micorrize.
La fillotassi e la ramificazione del fusto seguono regole precise e sottostanno al controllo esercitato dai meristemi apicali: è quindi possibile rappresentare la parte aerea secondo modelli architetturali, mediante semplice analisi visiva; le radici non hanno gemme come nel fusto e nei rami: formano le bozze delle radici laterali internamente, a livello del periciclo; lungo le radici possono apparire meristemi in funzione dei vincoli e degli ostacoli trovati nel suolo: ciò conduce ad una geometria molto più irregolare e flessibile, generalmente tutt’altro che rettilinea.
- La ramificazione delle radici varia con le specie e con le condizioni pedologiche, ma è sempre più abbondante nelle radici rispetto a tronco e rami.
- Contrariamente alla parte aerea le radici non sembrano passare attraverso un periodo di dormienza invernale.
- N
elle radici il legno è molto più indifferenziato rispetto alla parte aerea, gli “anelli” di crescita non sono regolari e nemmeno sempre visibili e non forniscono alcuna idea dell’età della radice stessa; l’asimmetria(eccentricità degli anelli di legno) è la regola prevalente; il legno radicale ha molti più tessuti di riserva e meno tessuti di sostegno rispetto alla parte aerea; le radici non hanno duramen, tranne che nelle porzioni vicino al colletto (anche se la questione è ancora dibattuta tra i ricercatori).
- Nella maggior parte dei casi il legno delle radici è a porosità diffusa e il diametro dei vasi conduttori è superiore a quello del legno nel tronco e nei rami.
- Durante lo sviluppo ontogenetico dell’albero le radici si modificano; col tempo si formano diversi tipi di radici con morfologia e sezione diverse; le radici possono reiterare, ma non è detto che le specie che reiterano a livello di chioma lo facciano anche a livello di radici e viceversa; alcune specie che utilizzano il gigantismo per lo sviluppo epigeo, possono invece reiterare a livello radicale. Alcune specie che utilizzano la reiterazione delle unità architetturali per lo sviluppo aereo non sono capaci di reiterare allo stesso modo le radici.
- Lo sviluppo ontogenetico e la crescita della parte aerea possono essere ricostruiti a posteriori semplicemente osservando i
diversi “marcatori” architetturali (ad es. per lo sviluppo: le unità architetturali, la loro reiterazione, etc; per la crescita: la conformazione dei fitomeri, la lunghezza ed il numero degli internodi, etc.); invece, per le radici non esistono altrettanti “marcatori”.
- Non tutti gli alberi sono in grado di produrre radici avventizie (reiterazione differita) e quindi di ri-colonizzare aree di suolo abbandonate in precedenza a causa della crescita o a causa di traumi; quindi non tutte le specie sono adatte alle condizioni urbane o a piccoli spazi.
- Il vivaismo è un comparto abituato a lavorare in modo standardizzato; è invece necessario cambiare alcune pratiche consolidate.
- Infatti le pratiche vivaistiche influiscono su caratteristiche presenti e future degli alberi, compresa la stabilità da adulti; ad es. i tagli di dimensioni superiori a certe dimensioni e la loro ripetizione, determinano la capacità o meno di produrre fittoni secondari e la capacità o meno, da parte di questi ultimi, di ritrovare la verticalità (e quindi di attingere l’acqua in profondità e di “ancorarsi”); le dimensioni dei tagli hanno effetti simili anche sulle altre categorie di radici.
- Le radici reagiscono in modo diverso a tagli di diversa dimensione: in genere con tagli di ø <1cm la radice reagisce ricostituendo la parte amputata; con tagli di 2cm < ø <1cm la radice tenderà a produrre più assi, nessuno dei quali tenderà a divenire dominante; con tagli di dimensioni superiori l’albero tenderà a non emettere radici sostitutive e nemmeno le radici laterali saranno in grado di cambiare direzione e “raddrizzarsi” per sostituire la parte amputata. Ferite di ø > 5cm sono facilmente soggette a necrosi. Più una radice è profonda, meno essa è reattiva ai tagli.
Durante la coltivazione in vivaio, raggiunte certe dimensioni (indicativamente 16-18 / 18-20) lo sviluppo delle radici procede e iniziano a formarsi le radici strutturali superficiali; in queste condizioni la zollatura o il trapianto comportano il rischio di tagli di dimensioni eccessive (perché queste radici hanno una crescita annua molto veloce, anche 1,5m in un anno); si rischia così di causare la disorganizzazione completa dell’apparato radicale.
- La disorganizzazione architetturale dell’apparato radicale può divenire IRREVERSIBILE quando i tagli sono ripetuti e quando riguardano radici di una certa età e di grandi dimensioni.
- Tale disorganizzazione (soprattutto nelle specie incapaci di reiterare a livello radicale e di formare radici avventizie) può protrarsi sino all’albero adulto. Quest’ultimo resta in grado di vegetare grazie alle radici di assorbimento ma non è necessariamente in grado di sostenersi, se non ha riorganizzato un sistema di radici di sostegno / ancoraggio. Per le specie con ridotta capacità di reiterazione radicale e di reazione alle limitazioni di crescita, la simmetria e la qualità dell’apparato radicale in età giovanile diventano quindi fondamentali per la futura stabilità dell’albero adulto.
- Contrariamente al fittone non sottoposto a tagli (che recupera verticalità dopo gli ostacoli, eventualmente anche originando fittoni di sostituzione), la presenza di ostacoli può deviare in modo IRREVERSIBILE le radici laterali dalla
loro iniziale direzione di crescita; da ciò l’influenza dell’allevamento in vivaio, specie in contenitore, sulla futura stabilità dell’albero adulto (contenitori cilindrici con pareti compatte sono da evitare).
- la capacità, una volta che l’albero è posto a dimora, di recuperare la direzione di crescita iniziale da parte del fittone principale e dei fittoni secondari è a sua volta influenzata dai tagli (in coltivazione).
- La zollatura comporta il taglio di pressoché tutti gli apici radicali, rendendo più facile la disorganizzazione architetturale; alcune pratiche, come il taglio preparatorio a settori, vanno ulteriormente sperimentate.
- Il trapianto di alberi giovani che non hanno ancora raggiunto lo stadio in cui si formano le radici strutturali superficiali, consente agli alberi di formare ex novo queste radici DOPO la messa a dimora; viceversa gli alberi “di pronto effetto” indicativamente sopra circ. 20, devono riformarle dopo il taglio di trapianto. Non tutte le specie e non tutti gli individui (in funzione del vigore, delle condizioni pedoclimatiche etc.) riescono a farlo efficacemente; quindi è meglio piantare alberi giovani; fino a 16-18 circa possono essere piantati a radice nuda anche in zone mediterranee, facilitando così il controllo delle radici e la correzione di eventuali difetti o rotture.
- Ci sono precisi indicatori architetturali nella parte aerea che ci consentono di valutare la qualità vivaistica delle radici ANTE piantagione, in vivaio, e POST piantagione, nei quattro anni successivi alla messa a dimora.
- Qualora si vogliano controllare le radici di alberi in zolla (in caso di sintomi aerei che lo rendano necessario) il primo controllo si può fare nella buca di zollatura in vivaio.
- È stata dimostrata l’efficacia della micorrizzazione artificiale in alberi urbani, sia all’impianto, sia su alberi senescenti (con le dovute distinzioni).
- Su un singolo albero coesistono moltissime simbiosi micorriziche diverse; alcune specie arboree sono endomicorriziche, altre ectomicorriziche.
- Il taglio delle radici in vivaio (quando tutto va bene) comporta la produzione di più radici di sostituzione; queste hanno in genere una sezione complessiva solo di poco inferiore alla sezione originaria della radice tagliata; quindi si ha solo una leggera riduzione della resistenza alla trazione. Si ha invece una notevole diminuzione della resistenza alla flessione.
- Molti studi di biomeccanica (da Mattheck in poi) sono stati condotti su alberi nati da seme che NON erano stati zollati in vivaio (nati da seme o piantati molto piccoli, tipo piantagioni forestali). Poiché è stata osservata la drastica diminuzione della resistenza alla flessione delle radici emesse a seguito di un taglio, aumenta l’importanza delle tecniche vivaistiche, delle tecniche di piantagione e naturalmente anche della prevenzione dei danni meccanici su alberi già insediati, allo scopo di migliorare la futura stabilità degli alberi urbani.
- La deformazione delle radici in fase di coltivazione in vivaio e messa a dimora, può essere causata da diaframmi fisici e di permeabilità nella zolla, da errori in fase di coltivazione vivaistica, di piantagione (suolo, buca, profondità, etc.), da errate cure post impianto (errori nelle operazioni di diserbo, IRRIGAZIONE, concimazione, gestione della “vegetazione accompagnatrice” erbacea); ciò può determinare non solo l’esito della piantagione (dal pieno attecchimento, alla “nanizzazione”, alla morte precoce), ma addirittura la futura resistenza dell’albero adulto alle sollecitazioni meccaniche.