Dovete potare i vostri alberi in primavera? I tagli sono un terreno fertile per gli attacchi di patogeni? E‘
meglio potare gli alberi quando sono giovani? E’ vero che non si dovrebbe mai rimuovere oltre il 20% della chioma, o tutti i rami, ramoscelli e foglie da un albero ogni anno?
Sono questi i problemi che si pongono i proprietari di alberi, le persone che li apprezzano, ma che sanno molto poco su come gestirli. Molte delle informazioni che circolano sulla manutenzione degli alberi non sono corrette, e il più delle volte si basano su miti e pregiudizi. Per aiutare chi gestisce e cura gli alberi, Jeanne Millet ha appena pubblicato un libro divulgativo sull’argomento, presso Edizioni MultiMondes.
“Se posso aiutare a garantire lo sviluppo sano di alberi e massimizzare la loro aspettativa di vita, avrò raggiunto il mio obiettivo”, ha dichiarato la specialista dell’architettura degli alberi, ricercatrice e docente presso il Dipartimento di Scienze Biologiche dell’Università di Montreal.
Forum l’ha incontrata. (per intervistarla – n.d.t.).
Nel 2012 ha pubblicato “Architettura degli alberi nelle regioni temperate: la sua storia, i suoi concetti, i suoi impieghi”. Il libro è diventato rapidamente un punto di riferimento mondiale per l’architettura degli alberi. Nel libro “Sviluppo dell’albero: guida di diagnostica”, spiega come cresce un albero usando il linguaggio comune. Perché era necessario un opera di divulgazione?
J.M.: In primo luogo, perché la gente vuole conoscere meglio gli alberi. Essi ci affascinano sempre con la loro presenza, le loro enormi dimensioni e la loro bellezza. Poi, per rispondere a molte domande del tipo: “la presenza di un ramo secco è un segno che il mio albero è malato?” oppure “gli alberi della mia strada devono essere brutalmente potati per essere mantenuti sicuri?” .
Infine, perché le persone siano più preparate per prendere decisioni corrette, che si tratti di scegliere il tipo di potatura che possono effettuare loro stesse sul proprio albero, oppure di sapere cosa chiedere ai professionisti che verranno a potare i loro alberi.
La maggior parte delle persone amano gli alberi e se ne vogliono circondare, anche se allo stesso tempo ne hanno paura. Conoscere meglio gli alberi permette al contempo di goderne appieno i benefici, di ridurre i costi di gestione e di rassicurarsi circa il loro stato di salute e la loro sicurezza. Ho preso personalmente a cuore l’obiettivo di mettere a disposizione di tutti le mie conoscenze sull’architettura degli alberi nelle regioni temperate nel 2012, con la pubblicazione di un primo libro sull’argomento. Poi ho cercato di divulgare il tutto in questo secondo libro, con l’idea di raggiungere sia persone del mestiere – biologi, forestali, arboricoltori e fitopatologi – sia il grande pubblico in generale. Il mio obiettivo è quello di creare un ponte tra scienza e pratica.
Evidentemente, questa esigenza sembra molto reale: la sua recente pubblicazione ha venduto un migliaio di copie in 10 mesi. Il libro è già stato ristampato e 800 copie partiranno a breve per la Francia. Ha anche ricevuto inviti per fare formazione all’estero, tra cui l’Italia e la Spagna. Da dove viene questa smania improvvisa per tutto ciò che riguarda gli alberi?
J.M.: L’entusiasmo della gente nei confronti di questo secondo libro, così come quello dei miei studenti in classe, mi confermano che ce n’era grande bisogno. Credo che l’interesse sembri improvviso a causa della forte risposta del pubblico alla pubblicazione dei miei libri, ma in verità l’interesse c’era anche prima, esisteva da lungo tempo.
Le crescenti esigenze delle nostre società, in termini di conservazione delle foreste, piantagione di alberi per la produzione di legname e per lo sviluppo degli spazi verdi nelle nostre città, sono tali che non possiamo permetterci di intervenire alla cieca su alberi che conosciamo male. Cosa c’è di più importante che capire come si sviluppa l’albero, quando se ne vuole gestire la forma in modo efficace e garantirne la protezione?
Le conoscenze sulle modalità di crescita degli alberi sono state inaccessibili fino alla scoperta negli anni ’60 e ’70 dei modelli architetturali, grazie allo studio di alberi tropicali. Ci sono voluti 50 anni di ricerca di un’ équipe di audaci ricercatori che hanno sfidato le mode nel campo della scienza, per arrivare oggi ad un quadro completo della sequenza di sviluppo di 40 specie di alberi delle regioni temperate. Naturalmente, ci sarebbe bisogno di analizzare e conoscere tutte le specie arboree, ma i primi dati disponibili già incoraggiano metodi più efficienti di intervento e gestione.
“Non riesco a vedere gli alberi allo stesso modo! ” – Jeanne Millet
Nella nostra prima intervista lei lamentava il fatto che nel Quebec vengono eseguite potature ripetitive che causano un invecchiamento precoce degli alberi. Secondo lei nessuna potatura è fatta a vantaggio dell’albero: può spiegare perché?
J.M.: Se si potano gli alberi è solo per soddisfare le nostre esigenze di gestione. Ogni potatura è un trauma per l’albero, perché si espongono i suoi tessuti agli agenti patogeni, come funghi, batteri e altro. Tutto ciò che verrà tolto dall’albero, l’albero tenterà di riformarlo e, per questo, dovrà attingere alle sue riserve. L’albero ha bisogno delle foglie per nutrirsi. Quindi andrà a vantaggio dell’albero se taglieremo il meno possibile.
Inoltre la potatura andrebbe evitata in particolare su alberi invecchiati e in condizioni di sofferenza, o temporaneamente depauperati delle loro riserve, perché hanno recentemente subito drastiche potature o perché devono adattarsi ad un improvviso cambiamento delle condizioni ambientali.
L’osservazione dell’architettura dell’albero, secondo la procedura descritta nel mio libro, rivela se quest’ultimo è in grado di recuperare a seguito di un intervento. Nessuno vuole stimolare una risposta di crescita contraria ai propri obiettivi, ad esempio la comparsa di una biforcazione sul tronco quando si cerca correttamente di eliminarne una. E ‘quindi importante capire come l’albero cresce, per evitare interventi maldestri (dall’esito infelice n.d.t.). Nel mio libro diverse raccomandazioni vanno in questa direzione.
Lei parla di un cambiamento di paradigma nella biologia vegetale grazie agli alberi … Che cosa significa questo, in pratica?
J.M.: Ciò è espresso in una semplice frase che mi sono detta all’inizio della mia carriera e che ho spesso sentito dalle bocche di persone entusiaste che seguono le mie lezioni, “Non guardo più gli alberi nello stesso modo!”
L’albero è un vegetale gigante che accumula nel legno la storia di tutta una vita, anche per diverse centinaia di anni. Poter leggere questa storia, corrisponde a scoprire una dinamica di sviluppo geneticamente codificata ed a poterla distinguere dalla dinamica di sviluppo dovuta alle risposte dell’albero al proprio ambiente.
Si sono scoperte molte regole che governano lo sviluppo dell’albero a diversi livelli di organizzazione. La complessità dello sviluppo architetturale di molti alberi, ha determinato la necessità di mettere a punto un metodo originale di analisi, che ha permesso a sua volta l’accesso ad un insieme di regole di “costruzione” prima insospettate. Questi risultati ci aiutano a capire le regole di sviluppo degli alberi.
Gli alberi non possono più essere considerati unità equivalenti, sulle quali apporre un nome [tassonomia], una forma, un tasso di crescita, un’altezza media o un tasso di riproduzione.
Ogni albero è ora visto come un individuo che vive uno sviluppo dinamico, i cui caratteri genetici e potenzialità, vale a dire la capacità di produrre radici, tipi di foglie, la specializzazione del sue categorie d’assi, la capacità di fiorire, cambiano nel corso della vita, dalla sua nascita dal seme sino alla fase ultima di senescenza.
Ciò ha implicazioni in tutte le discipline di biologia vegetale, come la fisiologia, la biologia molecolare, la genetica e l’ecologia, così come in diversi campi di applicazione, come ad esempio gli studi di impatto, la gestione, la conservazione, la silvicoltura, l’arboricoltura, l’orticoltura, l’agronomia, etc.
Intervista raccolta da Dominique Nancy e pubblicata nel ” Journal FORUM” dell’università di Montreal (Canada), Venerdì 19 febbraio 2016. Tradotta dal francese: «Est-ce que je taille mon arbre ou non?» (http://bio.umontreal.ca/departement/nouvelles/une-nouvelle/news/est-ce-que-je-taille-mon-arbre-ou-non-35281/ )
Traduzione ed adattamento a cura di: Patrizio Daina, Mario Carminati e Andrea Pellegatta